Prima paralizzato e poi contagiato da un virus -La mia storia – Parte 16 (2013 avevo 33 anni)

2013
Ero sempre alla ricerca di nuovi allievi. Capii che dando lezioni di chitarra potevo essere in grado di pagare puntualmente ogni mese l’affitto e le bollette.

Non ero ricco, ma non avevo debiti con nessuno, e andavo in giro a testa alta alla faccia di chi dice che gli artisti sono sempre squattrinati pieni di debiti e inaffidabili.

Un giorno successe qualcosa di inspiegabile, mi trovavo a casa dei miei genitori, decisi di fare una doccia.
Capivo che mi stava succedendo qualcosa di strano ma non avevo realizzato cosa, ebbi sono il tempo di asciugarmi e mettermi a letto.
Da quel momento poi per giorni la mia schiena rimase bloccata anche le mie gambe di conseguenza. Per giorni di rimasi a letto senza potere camminare. Paralizzato.
Dopo qualche seduta di fisioterapia potevo camminare appoggiandomi ad una sedia utilizzandola come deambulatore. Il terapista disse che era tutto legato ad una forma di stress.
Molte persone in quelle condizioni sarebbero entrato nel panico, ma stranamente io rimasi calmo, mi convinsi che forse quello era un modo per riposare, per calmare la mia personalità iperattiva.
Una volta rimesso in piedi fui costretto andare in piscina per riabilitarmi totalmente.
Ovviamente ero sempre concentrato sulla mia attività artistica lavorativa e non perdevo occasione di attaccare manifesti e locandine per le mie lezioni di chitarra.

Bussò un giorno alla mia porta una ragazzina di 12 anni, tenero in mano, uno dei volantini che utilizzavo per farmi pubblicità.
Quel pezzo di carta fu il ponte che riuscì a creare la connessione con una delle mie migliori allieve che a breve mi avrebbe dato un sacco di soddisfazioni.
Non solo a livello didattico ma anche personale.
Nonostante io viva in Inghilterra, io e Robertina, ci teniamo sempre in contatto.
Sono sempre grato alla sua famiglia per avermi accolto nella loro casa.
Sua madre mi ha aiutato a realizzare qualcosa di incredibile ma di questo te ne parlerò dopo.

Insieme a lei nello stesso periodo vennero: Briana ed Emanuele,rispettivamente studente di basso e chitarra acustica.
Le lezioni, anche se cercavo di mantenerle sempre divertenti interessanti, mancavano di un mordente o un obiettivo da raggiungere.
Così mi inventai la storia della rock band.
Misi insieme Robertina, la ragazza di 12 anni, Briana 16 ed Emanuele 13 anni, formando così una band che chiamai: Peter Pan virus. Ispirato alla contagiosa allegria adolescenziale che portarono a casa mia.

Dal sapore punk rock quei tre ragazzi sono stati gli artefici delle più grandi felicità e soddisfazioni della mia vita.
Ci vediamo ogni volta che torno in Sicilia e passiamo del tempo insieme, loro sono importanti per me quanto io per loro.
Ovviamente non sono mancati i momenti in cui ho dovuto fare il “professore” severo ma ancora oggi loro mi ringraziano per quello.

Mantenere una promessa folle

Feci la pazzia di prometterli che se avessero studiato tanto quanto io volessi gli avrei portati a suonare alla radio. C’era soltanto un piccolo dettaglio, io alla radio non conoscevo proprio nessuno e non sapevo nemmeno come entrare in uno studio radiofonico o a chi rivolgermi.
Ormai la promessa l’avevo fatta e dovevo farmi venire in mente qualcosa.

In un centro commerciale a una decina chilometri da casa mia c’era uno studio radiofonico presente in forma permanente.

Facendo leva sulla mia abilità di fotografo misi al collo la mia reflex e bussando timidamente, durante il programma più seguito della Sicilia, chiesi se potevo scattare delle foto e che in cambio le avrei regalate autorizzando anche la pubblicazione.

Una volta fatta amicizia in pochi minuti, chiesi se potevo portare dei ragazzini a suonare alla radio. Caso volle che ci fosse un concorso canoro proprio in quella stazione radio, due settimane dopo in un camper allestito come postazione mobile, posto vicino alla spiaggia della mia città, i “Peter pan virus” ebbero il loro debutto radiofonico.

Ogni tanto ci ripenso e capisco che loro hanno fatto molto più di me a 14 anni che non io a 30. Dopo quell’esibizione ne seguirono altre, una in un teatro di fronte 400 persone e un altro addirittura nella piazza Università della mia città di fronte circa 1000 persone.
Io ancora non ho mai avuto un pubblico così grande di fronte a me, loro si!
Con gli speakers della radio avevo un buon rapporto e potevo passare del tempo con loro anche prendendo parte alle trasmissioni.
Un giorno, portai il mio blocco schizzi durante una trasmissione del pomeriggio.
Condivemmo le vignette disegnate in tempo reale sui social network.
Fu un esperimento riuscito e venni invitato ogni venerdì come ospite fisso nel programma Allakatalla, condotto da Giuseppe Castiglia, il programma che fa più ascolti in tutta la Sicilia.

Oltre ad andare in onde radio venivano trasmessi in televisione e sul digitale terrestre.
Presi confidenza con il microfono iniziai a partecipare a quasi tutti programmi del pomeriggio assiduamente.
La mia parlantina, che mi è stata sempre l’intralcio nei rapporti con le persone, che era argomento di rimprovero da parte di insegnanti e genitori, divenne invece un’arma potente che mi fece apprezzare dai direttori di stazione radiofonica e persino dal direttore della scuola di radio della mia città, Ubaldo Ferrini.
Ascoltavo Ubaldo Ferrini quando avevo 16 anni, conduceva un programma radiofonico notturno strepitoso, “Paperopoli”! Se qualcuno mi avesse detto che un giorno sarei stato anche insegnante in uno dei suoi corsi, lo avrei preso per pazzo.

A quei tempi avevo una band di cui ero chitarrista, ma iniziai anche cantare e a scrivere canzoni, mosso da un amore per una ragazza, che con le sole parole non riuscivo a spiegare.

Venne organizzata una speciale diretta in prima serata e il conduttore di “Allakatalla” Giuseppe Castiglia, mi concesse il microfono per cantare uno dei miei brani inediti.
Ancora adesso stento a crederci che sia successo a me, io che del mondo della musica sono un intruso. Meno male che video su YouTube testimoniano l’accaduto.

Quando si innesta un ecosistema di contatti

Feci mostra delle mie tele all’ “ Eight Horses Pub” di Belpasso.
Non mi fermava davanti a niente nessuno, prendevo parte ad ogni manifestazione che poteva essere un’opportunità.
Mi ricordo che ero così impegnato, in quel periodo, da non poter essere presente alla prima serata di esposizione.
Un cantautore vedendo i miei quadri, mi scrisse chiedendomi se potevo disegnare la copertina del suo CD.
Lui si chiama Paolo Antonio e adesso vive a Milano e sta iniziando riscuotere successo.
Vedendo il mio sito c’è si accorse che anche io cantavo e scrivo canzoni, mi propose se volevo partecipare a una diretta radiofonica, (Radio Flash) di un’ora in una radio locale in diretta da un disco pub.

Accettai volentieri forte delle mie esperienze precedenti. Pensavo che bastavano cinque o sei brani, interrotti da interviste pubblicità a riempire quell’ora dedicatami.
Fortunatamente portai con me la cantante della mia band “il Chilometro Zero”,Simona Barbagallo, a darmi una mano. Mai scelta fu così azzeccata, perché a parte una piccola introduzione del presentatore, non fui interrotto nemmeno per un minuto, e non ci furono stacchi pubblicitari.
Dovetti cantare senza fare mai un vuoto fra un brano all’altro. Senza bere e dovendo intrattenere il pubblico mentre accordavo la mia chitarra.

Esausto riuscii a portare a termine quello che avevo iniziato, e sempre perché ancora non credevo in me stesso, rimasi sorpreso quando un ragazzo a fine concerto mi chiese il bis.

Ancora adesso ho un legame forte con tutte le persone che lavorano nelle radio, devo dire che una delle cose che dopo la famiglia e gli amici, di cui sento forte la mancanza, vivendo qui in Inghilterra.

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