La catastrofe dopo Dublino – La mia storia – Parte 11 (2005/2006 avevo 25 anni)

Troppo freddo per un solo giubbotto – Dublino 2006

Vinsi una borsa di studio del progetto europeo “Programma Leonardo da Vinci”. 

http://www.programmallp.it/

Mi mandarono tre mesi in Irlanda a Dublino.

La borsa di studio comprendeva un corso di inglese e tirocinio in un posto di lavoro attinente alle mie conoscenze linguistiche e le mie competenze professionali. 

Il corso era andato bene mi permise di lavorare in uno studio di pubblicità con tipografia. Chiamato “Pronta Print”.

Quello fu anche l’anno della catastrofe.

Nel momento in cui tutti giovani laureati iniziano tirocini, corsi formativi e vengono mantenuti dei propri genitori mio padre venne licenziato.

La multinazionale dove faceva l’operaio lo mise alla porta. 

Fu momento difficile per tutta la famiglia. Io ho due sorelle e un fratello più piccolo. Letteralmente eravamo distrutti, ma non sconfitti. Cosa fare quando in una famiglia monoreddito perde l’unico stipendio?

Il processo di licenziamento di mio padre fu anche lungo e doloroso.

 Ci fu una causa che lui perdette, nonostante fosse dalla parte della ragione e sostenuto dei sindacati di cui faceva parte ed era rappresentante.

Nel giro di pochi mesi fummo costretti a vendere la casa. 

L’unica soluzione era trasferirci a Roma, dove viveva mia sorella, sposata da poco con un ragazzo romano.

Quell’anno divenni corsista presso la Scuola dell’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato di Roma. Una scuola bellissima con solo 30 studenti, dove si entra per concorso nazionale. Il mio corso propedeutico durava un anno. Imparai tante cose sul chiaroscuro e perfezionai il diesgno dal vero.

Peccato che non potevo frequentare tutti corsi regolarmente, perché la mattina presto facevo il cameriere in un hotel vicino Roma Termini.

Vivevo a Labaro fuori Roma nord, fuori dal raccordo anulare. Un’ora e tre tipi di mezzi pubblici solo per andare al lavoro e alla scuola della Zecca.

Venni assunto a Mondo Convenienza come arredatore, da Labaro all’Aurelia km 13, in un capannone fuori città, in una zona dove c’erano altri negozi e vendita di materiale all’ingrosso.

Mediamente impiegavo due ore per andare al lavoro, due ore di pausa pranzo, due ore per ritornare a casa a Labaro

Considerando che la giornata aveva anche otto ore di lavoro da svolgere, persi totalmente contatti col mondo esterno. I soldi che guadagnavo in parte li davo alla mia famiglia. La vendita della casa non fu immediata, le spese di una grossa famiglia sono molte. Non avevo molta scelta.

Pur cercando di tornare in Sicilia ogni volta che potevo, prendendo il treno e affondando lunghi viaggi, dalle nove alle dieci ore, questo non bastò a tenere in piedi il mio fidanzamento. 

La mia fidanzata di allora voleva sposarsi.

Io ero senza un soldo. Lei aveva 32 anni e non aveva intenzione di trasferirsi. 

Distanza e obiettivi diversi nella vita, altre necessità, portarono alla rottura dal nostro fidanzamento.

continua…

Photo by Tom Cleary on Unsplash

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