Come Smettere di Avere Paura della Concorrenza

Perché un disegnatore può aiutarmi nel mio lavoro da imprenditore con la sua mentalità?

Domanda ovvia ma non tanto ovvia la risposta.

Ciao, sono Turi Papale e sono un disegnatore professionista.

A differenza di molti miei colleghi, io vendo a caro prezzo, disegni che teoricamente, e ripeto, teoricamente, i miei potenziali clienti potrebbero scaricare gratuitamente da internet. 

Secondo me, capire la mentalità e i metodi di chi vende qualcosa di pur così effimero ma che ha anche clienti felicemente paganti, è una di quelle opportunità che non capitano spesso. 

In un mondo di venditori seriali, commercianti senza scrupoli e chi più ne ha più ne metta, la mia testimonianza può darti un punto di vista singolare e metterti su un gradino più alto rispetto a quelli che cercano di “scalare la montagna” sempre dallo stesso versante.

Se ti stai domandando cosa sono in grado di fare ti dico una delle cose che potrebbe farti inquadrare “il mio personaggio”

Sono riuscito in piena pandemia, da solo, in una nazione che non era la mia, l’Inghilterra, a costruire un prodotto digitale che mi ha permesso di mantenermi, direttamente dalla camera di hotel dove ho fatto la quarantena prima, e il lockdown dopo, ovviamente a spese mie, senza chiedere soldi a nessuno. 

Dal 1998, ovvero da quando ho 18 anni, non ho mai chiesto aiuto economico alla mia famiglia. 

Ho lavorato per mantenermi agli studi, e ho continuato ovviamente a lavorare, anche dopo la laurea.

Secondo me, un’occhio a quello che scrivo, dovresti darlo, male non ti farà.

Ma per imparare a capire come non avere paura della concorrenza, dobbiamo fare un salto indietro,  nel 1994.

Si, perché in realtà, questo sentimento è qualcosa che abbiamo sin da piccoli, in forme diverse e per questo pensiamo che sia parte integrante del nostro modo di vivere.

Ero solo un ragazzino di 14 anni quando misi piede all’interno del liceo artistico. 

Pensavo di sapere disegnare, anzi di essere bravo. 

Ma poi, mi bastò entrare nel bagno della mia scuola il primo giorno, per vedere che sui muri c’erano disegni 100 volte migliori dei miei, di quelli che io avevo fatto dedicandoci ore e fatica seduto alla mia scrivania. 

(Per chi non avesse mai visto l’interno di una scuola d’arte, i muri di un bagno di un liceo artistico sono l’equivalente della Cappella Sistina della satira, dell’era pre-ScuolaZoo). 

Quella visione fu per me una sberla, (una di una lunga serie), che mi svegliò come v

Hai presente quel bruciore sulla guancia,  che ti rimane per interminabili minuti?

Ecco … la sensazione è pressapoco quella. 

Da quel momento la mia autostima si posizionò sotto la suola delle mie scarpe. 

Quelle che mio padre mi portava da lavoro. 

Si, perché alle superiori indossavo spesso abiti e scarpe da lavoro. 

Per via del fatto che andavo in una scuola dove ci si sporcava sempre, l’abbigliamento alla moda non era indispensabile e poi non è che avessi tanti soldi da spendere per i vestiti. 

Secondo di 4 figli, spesso indossavo abiti che mi passavano i miei cugini più grandi. 

Per cercare di dimostrare qualcosa a me stesso e agli altri mi impegnai nello studio, almeno quello che riguardava le discipline artistiche pratiche. 

D’altra parte era quella la cosa che mi interessava, diventare se non più bravo, almeno bravo come gli altri e camminare a testa alta. 

Passarono gli anni dietro il mio tavolo da disegno, tra lezioni a scuola e compiti a casa disegnavo una media di 7 ore al giorno.

Divenni bravino, ma non eccellente e la cosa continuava ad influenzare la mia autostima.

Per indole ho sempre guardato in alto, e non in basso. 

Tradotto: non mi è mai fregato nulla di quelli più scarsi di me, io dovevo competere con i più bravi, altrimenti che senso avrebbe avuto studiare così tanto?

Quando si sistemarono le cose?

Devi aspettare ancora un po’ per sapere chi mi accese la luce sulla retta via. 

C’è di mezzo anche una chitarra e un grande musicista. 

Bisogna arrivare al momento in cui, le cose per migliorare, dovettero peggiorare prima. 

2001. Entrai diretto in un negozio e forte della sicurezza economica che solo un dipendente di un fast-food può avere, feci uno degli acquisti che segnò la mia esistenza. 

A 21 anni, comprai la mia prima chitarra elettrica e decisi di prendere lezioni. 

Per chi non ha mai studiato uno strumento simile, la chitarra elettrica implica una pratica giornaliera al metronomo per diventare agili e fluidi con i movimenti delle dita sulla tastiera e il plettro sulle corde. 

Per i fan del Rock, andare a velocità della luce, era uno dei traguardi da raggiungere per fare gli assoli come quelli che vedevo su MTV. 

Pensavo che saper fare una cosa in più mi avrebbe fatto valutare meglio me stesso… invece…Peggio che andar di notte… 

Imparare a suonare, oltre a darmi nuovi stimoli, mi dava più gente a cui paragonarmi.

Adesso avevo altre persone più brave di me che mi facevano sentire un incompetente e sempre indietro a tutto e a tutti.

Fino a quando non ascoltai un’intervista di Tommy Emmanuel

https://it.wikipedia.org/wiki/Tommy_Emmanuel

Lui è uno dei luminari indiscussi della chitarra acustica. 

Uno che fa sognare. 

Mi è bastata una sola sua frase a cambiare tutto il mio modo di vedere la vita, e quindi di viverla.

“La musica è un’esperienza spirituale, se cerchi competizione, pratica uno sport” Tommy Emmanuel 

Fui folgorato!

Crescendo, e studiando la storia dell’arte in Accademia, capii poi, che non sempre i più bravi diventano i più famosi o i più pagati. 

Funziona così anche nel mondo del lavoro. 

(Questo non vuol dire che basta essere mediocri per avere un risultato soddisfacente).

Ma allora come funziona il fatto di essere accettati e avere risultati pur non essendo dei mostri di bravura?

Funziona più o meno così: l’essere umano tende a cercare l’umanità.

Ecco spiegato come, nonostante esistano musicisti in grado di eseguire brani sfoggiando tecniche sopraffine di esecuzione o pittori che dipingono in maniera così realista da far sembrare i loro lavori una fotografia, ci sarà sempre posto nei cuori e nelle menti degli spettatori, per artisti o professionisti in grado di toccare le corde giuste del proprio pubblico. 

Non a caso, il primo artista italiano a riempire lo stadio di San Siro, è stato Edoardo Bennato. 

Musicista che non spicca per doti tecniche ma per una bravura narrativa sopra la media,  tanto ad arrivare (a distanza di oltre 45 anni) ad avere un suo brano, scritto prima che io nascessi, nel film “Luca” della Disney.

In quanti ci sono riusciti? 

Se è difficile farsi ingaggiare dalla Disney per cantare le canzoni di un loro film, pensa quante sono le probabilità di avere un proprio brano, scritto per scalare le hit della nazione e poi ritrovarselo 45 anni dopo all’interno di una pellicola.

Parlo de “il gatto e la volpe” , detenere i diritti su una canzone che poi viene diffusa in un film, equivale ad incassare dei bei soldi.

La svolta nella mia vita, arrivò con internet, quando potei iniziare ad ascoltare interviste che non venivano trasmesse in TV e ad ordinare libri che non erano facilmente reperibili.

Il mio amore per la musica “difficile” si spostò verso quella facile da suonare e che era in grado di raccontare storie con pochi accordi, ma di giungere dentro le esistenze di centinaia di migliaia di persone.

Se hai una canzone del cuore, molto probabilmente è anche facile da suonare. 

A meno che tu non sia un fan dei Dream Theater o dei Queen.

Quando ascoltai uno dei primi CD dei Green Day, capii di essere nella strada giusta.

Il cantante Billie Joe, tra le sue celebri frasi ha:

”qualsiasi cosa tu farai con il cuore, la gente capirá” 

Si iniziavano ad unire i puntini nella mia testa. 

Molte persone di successo non guardano alla vita come una corsa contro gli altri.

Specialmente gli artisti mettono a nudo la propria esistenza, a rischio di rendersi vulnerabili, per condividere con gli altri le proprie paure o debolezze. 

Quello che potrebbe apparire come il punto debole per alcuni, diventa in realtà il punto forte per altri.

Se mastichi un pochino d’inglese, scoprirai che “Wake me up when September ends” parla della morte del padre di Billie Joe Armstrong, cantante e chitarrista dei Green Day.

La stesura del testo, sembra proprio come un dialogo con la madre, dove qualcuno ha solo cancellato delle righe.

Quando finisce la paura?

La paura del confronto con la concorrenza, smette di esistere come molte delle paure che affliggono l’essere umano:

ovvero, quando iniziamo a conoscere e a studiare quella cosa che ci spaventa.

Quello che ho compreso e fatto mio, è arrivato dopo la lettura di tante biografie di personaggi famosi che ho letto, all’inizio del mio percorso da libero professionista, alla ricerca di quell’elemento magico,  quello che io non avevo, così da sentirmi apposto con la coscienza e smettere quindi di cercare di raggiungere l’eccellenza e i relativi risultati proprio perché credevo di non avere un dono.

Ciò che ne è venuto fuori, invece, è che nessuno dei personaggi che hanno fatto la storia dell’arte, dello sport o del business, avesse qualcosa in più rispetto alla gente comune… e quindi anche me.

Ha fatto la differenza la voglia di uscire dalla massa, realizzarsi come individuo e non di competere con qualcuno, al massimo con se stesso.  (Vedi Michael Jordan)

Quindi quando ti paragoni ad altri, o hai paura della concorrenza, stai solamente spostando il focus sulla cosa sbagliata allontanandoti dai tuoi risultati.

La gente non compra solo cosa fai, la gente compra anche “chi sei”. 

Se sei un fifone o uno che bada alla concorrenza in maniera maniacale, questa cosa, che ti piaccia o no, si evincerà, anche dal tuo modo di parlare e da come scrivi sui social, dai prodotti che venderai, o da come esponi i tuoi servizi.

Stai tranquillo/a che non farai di certo una bella impressione e non attirerai l’attenzione dei tuoi potenziali clienti. 

Per questo credo che chi ha paura della concorrenza, dovrebbe prima essere certo di quel che sta facendo, smettere di guardare “la strada lateralmente” e concentrarsi sulla propria destinazione. 

Quando io ho fatto questo nella mia vita, ho iniziato a raggiungere i risultati che desideravo. 

C’è chi invece si concentra sulla vita degli altri, mettendo anima e corpo nell’evidenziare i difetti di chi ha davanti, perché non ha intenzione di migliorare se stesso o suoi servizi 

e passa il tempo ad inveire sui colleghi 

cercando di sminuirli così da sembrare lui la scelta migliore.

Hai fatto caso che molti passano più tempo a screditare gli altri che non a migliorare se stessi? 

Questi personaggi, poi, che fine fanno?

Che risultati ottengono?

Giusto per intenderci, la vita non è mica lo stadio la domenica pomeriggio.

Basta farsi un giro sulle bacheche social di certi criticoni seriali e vedrai che poi in fin dei conti non hanno realizzato tanto.

Ma ora come si fa a migliorare se stessi al punto di non badare più ai competitors ?

So che è un processo che richiede tempo, ma se non inizi, di certo non vedrai risultati. 

Quindi adesso pensa a come poter migliorare te stesso e i tuoi servizi. 

A non scimmiottare nessuno e il resto, verrà quasi in automatico.

Quale valore che solo tu hai puoi dare agli altri? 

Ognuno di noi ha una storia unica. 

Pensaci bene e tira fuori da questa storia:

-errori che hai commesso e che gli altri possono evitare

-consigli sul percorso che tu hai fatto e che possono diventare sane scorciatoie 

-particolari della tua vita che ti possono renderti umano agli occhi di chi ti legge

Ti ricordo che viviamo in un mondo digitale, dove alcuni dei nostri sensi primitivi sono azzerati da uno schermo, si impiega più tempo a percepire le qualità di un individuo.

Fai di tutto perché il tuo lato umano, superi questo ostacolo annullando la distanza che separa te dal tuo prossimo cliente.

Così facendo, sicuramente troverai chi avrà fiducia in te, allora guarderai e porrai più attenzione a chi ti stima e meno a chi come te, cerca di fare il suo lavoro. 

Perché, bravi o scarsi che siano, non dimenticare, che i tuoi competitors, sono persone che come te, che ogni giorno cerca di guadagnarsi da vivere. 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.